In occasione della Rassegna Internazionale d’Arte Contemporanea, “Colours vs Black and White” dal 12 al 25 Ottobre 2013 presso WeArtGallery – Uboldo (VA) dove esporrò “Shiva e l’energia dei chakra”, vi racconto, attraverso il Bhāgavatam, testo centrale nel Vaishnavismo, il Dio Shiva
Shiva (devanagari शिव), è uno degli aspetti di Dio nonché la terza Persona della Trimurti composta da Brahma, Vishnu e Shiva, all’interno della quale è conosciuto sia come Distruttore che come Creatore. Shiva, inoltre, è il supremo aspetto di Dio presso lo Shivaismo, una delle due principali confessioni devozionali monoteiste contemporanee (l’altra è il Vaiṣṇavismo, monoteismo di Vishnu).
Uno degli epiteti di Shiva più diffusi è Hara, “Colui che porta via”, “Colui che distrugge”.
Con la diffusione del concetto di Trimurti, la figura di Shiva divenne indissolubilmente legata e identificata principalmente con il suo aspetto dissolutivo e rinnovatore (senza tuttavia dimenticarne o trascurarne gli altri aspetti). Nella Trimurti, Shiva rappresenta la forza che riassorbe i mondi e gli esseri nel Brahman immanifesto; è l’aspetto divino che conclude i cicli duali di vita-morte, per consentire a Brahma (aspetto creativo) di iniziarne degli altri; è il Signore che distrugge la separatività tra l’anima individuale (jivatma) e l’Anima suprema (Paramatma). Questo evidenzia come l’appellativo di “distruttore” non sia affatto da intendersi come aspetto negativo, in quanto l’azione distruttrice si esplica in realtà contro le forze del male (Shiva è distruttore dell’ignoranza e del velo di Maya, l’illusione metafisica che tiene separato l’individuale dall’Universale), oppure considerando ogni creazione come un aspetto che nasce da una precedente distruzione.
Poiché la Trimurti rappresenta anche i tre Guna (le influenze della natura materiale), come terza Persona della Trinità ed in virtù del suo appellativo di Distruttore, Shiva è anche considerato l’aspetto divino preposto al controllo del Tamas, ovvero qualità come passività, inerzia, pigrizia, ignoranza.
Sebbene sia definito “il distruttore”, o piuttosto “colui che ricrea”, Shiva è considerato – insieme a Vishnu – uno dei Deva più benevoli.
In netta contrapposizione con il suo aspetto “distruttivo”, Shiva è considerato una delle deità più benefiche e potenti tra tutti i Deva del pantheon induista. Come si è visto nei cenni storici, lo stesso nome Shiva letteralmente significa “il buono”, “il generoso”; mentre altri due epiteti con cui è spessissimo invocato, ovvero Śankara eŚambhu, significano “benefico” o “beneaugurale”. Un altro dei suoi nomi è Ashutosh, il che signfica colui che trova piacere dalle piccole offerte, oppure colui che da molto in cambio di piccole offerte.
Numerosissimi sono gli aneddoti mitologici che evidenziano la magnanimità di Shiva, aspetto non meno noto e importante di quello distruttivo e rinnovatore. Rappresenta il Dio amico e generoso, sempre pronto a fornire sostegno e aiuto di qualsiasi natura ai Suoi devoti, soprattutto nei momenti di maggiore difficoltà; il Diopersonale, onnipotente e sempre disponibile, pronto ad intervenire in ogni momento; l’Universale, che per amore accorre in aiuto all’individuale; l’Amato perfetto, che non ha desideri se non la felicità dei devoti.
Questa è anche una delle ragioni che spiegano l’enorme diffusione del culto di Shiva: egli concorre a tutti gli aspetti della vita dell’aspirante spirituale, qualunque sia il suo percorso, aiutandolo e supportandolo sia sul piano fisico sia su quello sottile e causale.
Ogni elemento del corpo di Shiva ha una sua valenza ed un suo proprio significato:
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tra le sopracciglia possiede il terzo occhio, l’occhio della saggezza e dell’onniscienza in grado di vedere al di là della semplice manifestazione. Questo attributo è associato alla ghiandola pineale e alla dirompente e indomita energia di Shiva che distrugge il male ed i peccati;
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sulla fronte porta un crescente di luna, raffigurante la luna del quinto giorno (panchami), gioiello apparso dalla zangolatura dell’oceano. Esso si trova vicino al terzo occhio e rappresenta il potere del Soma, l’offerta sacrificale, ad indicare che egli possiede sia il potere di procreazione, sia quello di distruzione. La luna è anche simbolo della misurazione del tempo; il crescente dunque simboleggia il controllo di Shiva sul tempo.
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sulla fronte (così come in altre parti del corpo) porta tre linee orizzontali di Vibhuti, cenere sacra, che rappresentano l’essenza dell’Ātman, il vero Sé che rimane intoccato dalle mala (impurità dovute a ignoranza, ego e azione) e dalle vasana (attrazioni e repulsioni, condizionamenti, attaccamento al corpo, al mondo, alla fama, ai piaceri mondani, ecc.), le quali sono state distrutte nel fuoco della conoscenza. Di conseguenza la Vibhuti è venerata come una forma di Shiva molto importante, che indica l’immortalità dell’anima con cui si manifesta la gloria del Signore;
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dalla sua testa sprizza uno zampillo d’acqua, che è il Gange, il più sacro di tutti i fiumi sacri. Shiva (consapevole che il Gange, nella sua potenza, avrebbe distrutto la Terra) permise solo ad una piccola parte del grande fiume di zampillare dalla sua testa, per attraversare la Terra e portare acqua purificatrice agli esseri umani. L’acqua che scorre è inoltre uno dei cinque elementi che compongono l’universo grossolano e da cui nasce la terra. Il fiume è anche simbolo di prosperità, uno degli aspetti creativi di Shiva;
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possiede dei capelli arruffati (Juta Jata), il cui fluire identifica Shiva con il signore del vento (Vayu), che vive in forma sottile come respiro, presente in tutti gli esseri viventi. Shiva è dunque il respiro vitale di ogni creatura.
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porta intorno al collo un cobra (a volte simbolizzato a una ghirlanda) . Shiva è situato al di là dei poteri della morte ed è spesso l’unico supporto nei momenti di estrema sofferenza; egli ingoiò il terribile veleno Halahala (o Kala Kuta) per evitare che lo stesso contaminasse l’universo. Si dice che Parvati, per evitare che il marito si avvelenasse, gli legò un cobra attorno al collo; ciò trattenne il veleno nella sua gola, che divenne blu. Il cobra mortale rappresenta l’aspetto di vincitore della morte che Shiva conquistò in questo modo. Il cobra rappresenta anche l’energia dormiente, chiamata Kundalini, il potere del serpente;
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Secondo alcune versioni del mito della creazione, Shiva (rappresentato come Nataraja) crea i mondi eseguendo la danza cosmica (Tandava) e, nel corso di essa, suona il tamburo 14 volte creando gli alfabeti.
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Shiva è il Signore della Danza attraverso l’energia Kundalini
Vi aspetto presso WeArtGallery per l’inaugurazione della rassegna, sabato 12 ottobre alle ore 18 in Via 4 Novembre – Uboldo – Varese
KKG