Messaggio di Evoluzione e di Luce

Katia Krea Gallucci le cui origini familiari sono italo tedesche, nasce ad Hagen in Renania Settentrionale-Vestfalia (Germania) trascorre dai 7 anni la sua infanzia a Biella per poi trasferirsi a Torino. Già da bambina dimostra attitudine all’arte e difatti in seguito, consegue la Maturità Artistica e la Laurea all’Accademia di Belle Arti. Da sempre dedita alla pittura ha sovrapposto essa ai significati della vita, andando oltre a scopi puramente estetizzanti e privi di contenuti, ma rendendola partecipe al suo percorso interiore e utilizzandola come transfert interiore di ricerca del Sé. Le cellule cromatiche prendono vita dalle sue tele e vibrano nell’unisono dell’estasi , una condizione quasi sacra e rituale, che per una “vera” artista come è Katia rappresentano quella voce interiore da portar fuori per farci viaggiare nell’ambito spirituale. L’artista ci introduce attraverso la sua opera al “Messaggio di Evoluzione e di Luce ” condividendone il pensiero con il suo compagno , lo scrittore Roberto Bernocco. E così sembrano rivestirsi le creature celestiali o come quelle descritte in un pentagramma circolare che affrontano il volo da una dimensione all’altra, un opera i cui corpi di piccoli esseri appaiono come note musicali Ed è una divinità che attraversa il corpo risvegliato e che attraverso il suo incessante rito simboleggia sia la creazione ma anche la distruzione di Essere e movimento come principio portante della natura . “Essenze” che nelle sue opere operano verso “l’esterno dal di dentro e in cui si celebra : “il Viaggio con il Colore” , che con una Mostra itinerante personale, oggi è tra le tappe artistiche uno dei suoi approdi a Palermo. Il leit motive esplorativo dei suoi dipinti : il “Vivere dentro: Il colore della Libertà” titolo che ne è testimonial nelle numerose manifestazioni d’Arte e Mostre Internazionali di cui ha preso parte, suscitando interesse del pubblico e della critica. Tra le sue opere scopriamo i fondamentali 5 principi evolutivi e tra questi i Chakra e l’Energia Primordiale, la Pittura Sacra tra Oriente ed Occidente e la Preghiera dipinta. Anche il misticismo cristiano si inserisce nel suo repertorio vasto di innumerevoli significati e valori dell’umanità dall’amore alla speranza o con l’ascetica figura di Santa Rita e il miracolo della Rosa, in cui come nello spontaneo volo l’accordo istintivo del “sentire” si allontana dal banale rappresentare e ne erge il “percepire”. La sua arte è intrisa di raffinatezza poetica e lirica propria del linguaggio orientale e di cui lei è capace di estrapolarne una personale espressività, mai frivola o spoglia dei importanti che da anni la vedono in una continua e instancabile produzione . Riferimenti ad albe e tramonti dentro noi, una natura che anche attraverso il Buddha, arricchisce le metafore tra gli elementi della natura e l’uomo in un unicum con il divino e ne riflette l’amore per il bello e l’armonia gioiosa dalle luminescenze brillanti anche quando riesce a dosare con modalità magister, bicromie ricche di giochi di sfumature e nuance come le tonalità dei verdi o dei blù e nelle loro profondità infinite.. Una pittura filosofica che Katia riesce a trasmettere portando “fuori” dal corpo le sue sensazioni libere trasmesse sulla superficie pittorica con spontanea libertà , senza mai abbandonare la perizia tecnica e la capacità di trasmettere emozioni e linguaggi creativi e lasciar andare il colore sulla tela con lo stesso moto ondulatorio, oscillatorio, sussultorio circolare e sinuoso del’astratto moto del vento o dell’acqua o del fuoco . Così che il gesto artistico prende parte come nella celebrazione sacro vero e proprio tutte le volte che in lei si alimenta lo slancio vitale e risonante di una sua creazione. La fluidità del colore insieme a paste acriliche avviene in sfondi anch’essi dipinti e su cui forme sbocciano in una moltitudine di attrazione estetica . Geroglifici e koinè serpentinate o ispirate all’incantamento delle discipline criptiche d’iscrizioni corporee o simboliche dalle auree caleidoscopiche che simboleggiano i “cammini silenziosi dell’anima”. L’ estensione della sua arte penetra nei locus demiurgici senza spazio ne tempo, se non quello delle metamorfosi introspettive e del colore come agisce dentro noi. “. Secondo il principio cosmico delle sacralità dai chiarori a volte lunari a volte accesi dalla luce solare. I virtuosismi degli arabesque, trascendono in emozioni trasmesse da pennellate dense e suggestioni impalpabili provenienti dal cielo che rende verosomigliante la eterea dimensione di un mondo sottile e astrale, con immagini che appaiono cinetiche e vibratili, tradotte per ogni colore in un suono con frequenze irradianti, nella dimensione di processi in divenire ne cedono un nuovo volto alla materia sensibile. Il dispiegarsi di un apice espressivo dal trascendentale, tra lo sbocciare di “giardini profumati”, alla scoperta di kosmos , tra ordine e bellezza. scorgiamo l’analisi dei chakra con le sue formule coloristiche che prendono entità e si dinamizzano, associati ad ogni potere e zona corporea, trasformazione in sussurri di giochi di luce e onde visive intense e splendenti per ogni colore ad essi destinato nell’imprinting suo intimistico e inconfondibile che nell’iris dell’arcobaleno nasce dai silenzi e scintilla nel palpito vitale di ogni opera non solo pittorica, che attiva i centri del trantismo in un viaggio simbolico tra corpo eterico e vitale..
osì il dipingere per lei rappresenta una sorta di rito che attraverso la meditazione è quasi come un dipingere ad occhi chiusi e ad osservare un mondo interiore da esternare e che si spalanca alla vista percettiva del risveglio di un terzo occhio o nell’infinito aspirare dell’”Occhio di Inda”. La clavis interpretativa delle sue opere ricerca nella “via dell’arte”, non solo un passaggio al il risveglio dei sensi ancestrale dell’universo, così come Kandinsky stesso affermava : “Il colore è l’anima del cosmo”. Così come il “pulchrum” che è il bello che provoca emozione e arricchisce l’animo come un’interiorità onesta dell’artista . Se la vita è il respiro e il suo ritmo è presente nelle cose che ci circondano, è anche la consapevolezza del suo ascolto e una delle tecniche da lei utilizzate e che sono parte fondamentale sia nella pittura che nella calligraphia orientale e Zen. Anche la grande poetessa Ada Merini ha descritto il suo amore per i colori con la associazione al respiro vitale dei “cosmici perché”, ponendoli come tempi di un anelito e inquieto tempo. Nascono così forme e graphie all’occhio della superficie non solo pittorica ma anche quotidiana dell’ indefinito e si evolvono una dietro l’altra. L’ imput è spontaneo e sincero a volte sovrapponendosi e stratificando la materia coloristica tra danze di pennelli e spatole, nell’utilizzo sia di una praxis e della tèchne, che attraversano la sfera della coscienza sensibile in un piano “verticale” ascetico e contemplativo partendo da un ermeneutica-alchemica di radice occidentale che via via ha riscoperto radici primordiali orientali, per raggiungere nell’autocoscienza dell’”Io” . Tra tecniche miste, acrilici e ori in foglia o a pennello talvolta a rilievo, rende visibile l’aurea misticae le superfici narrano tra le trame di texiture eleganti, forme cosmogoniche in espansione di aspirazione evolutiva. Una danza di energia basculare nel doppio interpretare pittorico attraverso la stessa artista, quel doppio eterico che sapientemente si confronta con il mondo astrale quadrimensionale e la coscienza fisica, per ampliare la semantica della sua arte e il risveglio che dal buio porta alla luce (GURU , Gu: buio, Ru : luce) . Un percorso che partendo dal sottosuolo dell’ anima artistica, si inchina all’energia delle nostre origini , e che attraverso l’Arte può far ritornare alla “casa d’origine”. Così che ne ritma la realizzazione di un opera e ne favorisce il movimento energetico, in una successione di trasposizione in colori vivaci e smaltati sulla tela. La sua creatività starordinaria. le deriva dalla pratica da anni delle discipline orientali.. Nel rappresentare anche la Mater Terra che trae dalla terra la forza e la potenza di quella donna, che oggi deve mostrare come nel passato di non essere nata per soffrire o essere vittima di violenze, ma riacquistare il suo potere ancestrale. L’artista saprà rendere l’idea attraverso l’opera della Dea Kundalini , partendo dalle radici della terra essa si ramifica verso l’alto ed esterna con la schiena l’incedere tra le sinuosità della percezione del mondo superiore. Nel flusso del fuoco del serpente in cui i chakra ascendono alla perfezione e rossi prendono forma nell’emblema del fuoco ascendente in cui l’incarnato si pregna di nuance sfumate con talentuose volute del pennello, sino a giungere al chakra della corona per riunirsi verso la fusione dell’energia maschile insieme a quella femminile (Ida e Pingala). Un decorativismo che rimanda in brevi casi, agli artisti del novecento come Klimt con l’uso dell’oro o elementi della natura vista come da un microscopio nella sua vera linfa strutturale all’invisibile occhio umano, che attraverso il figurativo o il floreale giunge a sintetizzare geometrie sacre della natura o dell’energia cromatica emessa da essa sino a sconfinare nell’impalpabile estrazione delle forme che germogliano dallo stesso crogiolo del colore. Trasposizione intensa di emozioni vibratili che a contatto con l’opera, creano un armoniosa tridimensionalità come se dovessero investire l’osservatore rendendolo partecipe, alla flagranza del corpo della Dea Kundalini .: “Io crederei solo a un dio che sapesse danzare. E questo mio diavolo, lo trovai serio, esatto, profondo e solenne spirito della gravità, per lui precipitano tutte le cose non uccide con l’ira ma con il sorriso. Su uccidiamo lo spirito della gravità! Ora sono leggero ora volo, ora mi vedo so che è un dio che si serve di me per danzare. Così parlò Zaratrustra” (F. Nietzsche).

Francesca Mezzatesta storico e critico d’Arte e spettacolo

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